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22.8.06

Intervista a Kakà


Cos'è stato peggio, il Mondiale perso o la finale di Istanbul buttata via?
«Sono state esperienze diverse. Il Mondiale puoi giocarlo ogni quattro anni, la Champions ogni stagione, ma non è che ogni volta arrivi in fondo. Sono esperienze che mi hanno insegnato tanto. Che non bisogna dare nulla per scontato, ma quello lo sapevo anche prima. E che un Mondiale vissuto da protagonista ti mette addosso una pressione tremenda. Quando perdi qualcosa che tutti pensavano tu avessi già vinto, ti rendi conto di quanto contano le cose. Il mondiale era il mio obiettivo, era il mio fuoco. Ci avevo messo tutto quello che potevo, accettare la sconfitta è stato difficile. Ho Dio, la fede, la famiglia, mia moglie, gli amici. Tutto questo serve ad analizzare, superare e trovare nuovi obiettivi».

Tira aria brutta intorno al Milan.
«Purtroppo sì. Per noi giocatori questa situazione non è stata facile: abbiamo finito il campionato a 88 punti, e siamo qui a giocarci la Champions al preliminare».

Il suo allenatore dice che è un'ingiustizia.
«In qualche modo sì, ma vista la prima sentenza è anche una opportunità che ci viene data, e noi dobbiamo coglierla e fare come l'Italia. Dicevano che con lo scandalo che c'era stato non doveva fare il Mondiale, che non sarebbe stata in grado di arrivare fino in fondo, e alla fine sono stati tutti zitti. E' capitato all'Italia, perché non può capitare al Milan?».

Shevchenko se n'è andato: tatticamente cambia qualcosa per lei?
«Non lo so, ma Sheva mi manca come grande giocatore e come amico. Ci sentiamo spesso, due o tre volte alla settimana, ma mi manca la sua presenza quotidiana. Io e Sheva saremo amici per tutta la vita».

Qualche suo compagno forse non la pensa allo stesso modo, soprattutto dopo l'episodio del bacio alla maglia del Chelsea.
«E' stato un atto istintivo. So quanto Sheva vuole bene al Milan. Qui ha fatto tanta strada e questo non si dimentica in poche settimane».

Sta studiando l'inglese: non è che il Milan dovrà cominciare a temere anche per lei?

«Io studio perché il Milan mi dà l'opportunità di farlo: arrivo prima a Milanello apposta per far lezione perché credo che sapere l'inglese sia importante ovunque vada. Ma non credo mi servirà nel senso che dice lei: mi servirà nella vita, e continuerà a servirmi l'italiano».

A qualificazione raggiunta potrebbe arrivare Ronaldo: che ne pensa?
«Che se trova gli stimoli giusti è ancora uno dei più forti del mondo. Cambiare farebbe bene anche a lui e il passato interista non sarebbe un problema: Ronie ha giocato nel Barcellona e poi è andato al Real perciò, che problema c'è? Io credo che tutti i tifosi si aspettino un grande nome dopo i grandi che sono andati via. Sono partiti Sheva, Stam, Rui: Ronaldo può regalare gioia ai nostri tifosi».

Il Kaká che ricomincia la stagione è diverso?
«È più maturo, più determinato e più forte, con la lezione mondiale in testa: avere talento è bello, ma non basta. Conta la squadra, il gruppo, e l'Italia in questo senso è un esempio per il Brasile».



Fonte: Gazzetta dello Sport
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